Le emissioni legate al ciclo di vita dei bovini inquinano come le più grandi centrali a carbone d’Europa

Sempre più spesso ci capita di leggere articoli come questo e, sempre più spesso ci rendiamo conto che le scelte fatte negli ultimi anni sono quelle giuste.

Nostro  nonno ha dedicato la sua intera vita all’azienda familiare. Dal 1960 è stato un instancabile lavoratore coltivando terreni, gestendo in prima persona gli allevamenti di nostra proprietà, promuovendo per anni la programmazione delle produzioni zootecniche di oltre 100 allevatori siciliani. Tutto questo lui lo faceva con il sorriso stampato in faccia.

Se hai letto fin qui, sappi che non vogliamo annoiarti, ma era necessario farti una piccola premessa, per dimostrarti quanto prendiamo sul serio il nostro lavoro.

Tornando al titolo dell’articolo che abbiamo citato poco sopra, vogliamo dirti che non è nostra intenzione avere toni allarmistici ma, semplicemente, vogliamo comunicarti le cose come stanno.

Si parla tanto di cambiamenti climatici di recente, così ci siamo informati e abbiamo fatto le nostre ricerche:

sono 18 milioni di tonnellate le emissioni di anidride carbonica legate al ciclo di vita della sola carne bovina.

È questo che è emerso dallo studio indipendente realizzato per la Lega Anti Vivisezione dalla onlus Demetra.

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tonnellate di emissioni di anidride carbonica legate al ciclo di vita della sola carne bovina.

E allora che si fa? Non si mangia più carne?

“L’ISS ha affermato che nessuno studio può confermare il legame tra un consumo maggiore della carne e la possibilità di ammalarsi”

Non ci sono evidenze scientifiche.

Sono invece chiare le indicazioni sul limite di consumo settimanale di carne, che è fissato tra i 350-500 grammi, ovvero: due porzioni a settimana di carne lavorata (50 grammi ciascuna) e tre di carne rossa (circa 100-150 grammi a pasto).

La carne è, e resta un alimento necessario per l’acquisizione di alcuni nutrienti come il ferro e la vitamina B12.

La domanda che invece ogni consumatore dovrebbe farsi è: Quale carne scegliere?

Quale carne scegliere?

Come sempre, la risposta è più complessa di così.

Siamo contenti che il nuovo Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani abbia parlato in più occasioni di una “strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”. Noi stessi da consumatori siamo sempre più attenti a quello che compriamo. Quando andiamo al supermercato prima di mettere qualcosa nel carrello ci domandiamo sempre “da dove proviene questo alimento?”

Come dicevo poco sopra, la soluzione non è semplice e non è immediata… ma c’è. È necessario dire che la produzione e il consumo di carne non può continuare in queste modalità: migliaia e migliaia di animali stipati in veri e proprio lager in condizioni igieniche pessime.

Se ci ha insegnato una cosa la pandemia è questa: siamo tutti collegati e il nostro è un ecosistema molto fragile di cui dovremmo avere maggior cura.

Invertire la rotta si può, come?

A piccoli passi.

Mettendo un mattoncino sopra l’altro, un po’ come fanno i bambini quando giocano con i LEGO.

Quindi, tornando al discorso che facevamo prima, la soluzione c’è ed è racchiusa in questi quattro semplici concetti:

  1. sostenibilità
  2. economia circolare
  3. ciclo chiuso
  4. filiera totale

Sostenibilità

Partiamo dal primo concetto, quello della sostenibilità.

Molti si chiedono: la carne può essere sostenibile? Certo che sì.
In Spadola e Figli siamo partiti focalizzando tutti i nostri sforzi sulla salvaguardia del benessere animale, riducendo il ricorso ad antibiotici.
La prima cosa su cui abbiamo investito è stata la riduzione del sovraffollamento, dedicando spazi con un metraggio adeguato alle esigenze degli animali.

Ma non ci siamo fermati qui.
Abbiamo anche adottato sistemi per aumentare il controllo dell’igiene, della luminosità, delle temperature e dei ricambi d’aria nelle stalle, assicurando anche una disponibilità maggiore di punti di alimentazione e abbeverata per ridurre lo stress animale.

Inoltre, dal 2013 abbiamo convertito più del 50% dei nostri impianti in impianti fotovoltaici, in modo da utilizzare energie rinnovabili.

Economia circolare

Negli anni abbiamo rivolto la nostra attenzione al riciclo di alimenti non destinabili al consumo umano.

Il riutilizzo del letame come materia prima,  ad esempio.

Quest’ultimo viene  sfruttato e rivenduto in un regime completamente biologico.

Ciclo chiuso

Curiamo tutte le fasi di vita dell’animale: dalla riproduzione, alla nascita, allo svezzamento e macellazione. Questo grazie agli allevatori presenti in filiera.

Ci atteniamo ai principi del cosiddetto “ciclo chiuso”.

Questa modalità di lavoro ci permette di garantire una filiera corta e controllata ai nostri clienti.

Filiera totale

Con “filiera totale” intendiamo che abbiamo il completo controllo della filiera di produzione. 

Questo ci permette di monitorare costantemente lo stato di salute dei nostri animali, e anche dopo la macellazione, ogni prodotto viene gestito con estrema cura dai nostri addetti specializzati.

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